• Facebook: acracale
  • Google+: +ACRacaleParrSanGiorgio
  • Twitter: ACRacale
  • YouTube: ACRacale
  • External Link: www.sangiorgioracale.it

Il conformismo ai tempi della @

di Matteo Bellaluna

“Essere o non essere, questo è il dilemma”
Scusate se ho questa presunzione, ma, a mio avviso, il verso immortale del “Bardo dell' Avon” andrebbe modificato. Cioè, Amleto potrà pure, se crede, continuare a porsi il suo celebre “dubbio amletico” interrogandosi se è meglio vivere o morire; io invece che, a maggior ragione il giorno della vigilia del mio compleanno, per ora non ho alcuna intenzione di passare a miglior vita, dovendo accontentarmi di questa, mi domando se invece il dilemma in realtà non sia: “Essere o dover essere”?

Senza nulla togliere ad un certo Kant che affronta il tema del rapporto tra “Sein” e “Sollen” in relazione alla legge morale ovvero in relazione ad uno studio sul giusto e universale agire degli uomini che non prescinde dalle regole dettate dalla ragione, che pure andrebbe approfondito anche in questa sede, per meglio affrontare il tema del relativismo che spesso viene menzionato e che da buon ratzingeriano, molto mi appassiona, questo “dubbio matteiano” intende il dover essere più come una forma di condizionamento esterno a ciascuno di noi che si fonda genericamente su tutte quelle “azioni” che concorrono all'elaborazione di una nostra immagine, possibilmente la più vincente possibile, da proporre al mondo esterno. Lungi dal fare banalizzazioni o estremizzazioni come “se uno è ineducato non ha il dovere di imparare la buona educazione” oppure “oggi sto nervoso, per cui al diavolo la gentilezza, do un cazzotto a tutti quelli che incontro”. La buona educazione è un dover essere doveroso poiché investe i rapporti con chi ci sta attorno e quindi con la sensibilità molteplice degli individui più diversi nelle situazioni più diverse. Così pure avere una sensibilità alterata (sto nervoso) non può giustificarci dall'avere atteggiamenti espressione di uno stato d'animo. Ho fatto degli esempi banali, per dire che esistono occasioni in cui il dover essere deve trionfare, ma non sul nostro essere bensì sul nostro sentire: es. “oggi è una giornata completamente storta, mi sento dell'umore più brutto possibile, sono nervoso ecc. ma non posso non dare una mano a papà, devo aiutarlo!”.

Anche se il più delle volte il dover essere in un modo contrasta con il nostro sentire, è certamente un buono ma difficile esercizio per le nostre virtù.

Il dover essere però a cui facevo riferimento prima invece, è una forma di violenza sul nostro essere; una sorta di involucro costruito ad arte a discapito di noi stessi, il nostro avatar che opera nei traffici della realtà virtuale. E chi opera questa violenza sul nostro essere? Quasi sempre noi stessi, ma in nome e per giovamento di chi?

Una società malata, Satana, il capitalismo, il denaro, la corruzione, ???
Lascio la domanda aperta...forse lo so o forse no.
So solo che facciamo un enorme fatica a presentarci nudi e crudi, così per come realmente siamo e ci sforziamo per apparire un bel pacco-regalo ma dal pessimo contenuto.

Mi ha fatto riflettere il video fatto da Facebook per ciascuno. Forse perché il mio non era granché, ma fa pensare che qualcuno abbia la pretesa di raccontarci, tutti allo stesso modo: su una musichetta emozionante, il Battesimo in facebook, i primi momenti, IL MAGGIOR NUMERO DI “MI PIACE” e le foto che hai condiviso...

Domanda: Quanti mi piace prenderei se pubblicassi questa considerazione? E se fossi...nudo e crudo???

 

 

Joomla templates by Joomlashine