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L'opinione

di Emilio Palese
tratto dal numero speciale di "NOI GIOVANI", giornalino a cura del gruppo giovani di AC

L’arte, con le sue molteplici sfaccettature, spesso riscuote successo quando il suo senso viene compreso, o disprezzo quando non è colto dall’osservatore.

Quest’ultimo sentimento si è manifestato nel nostro paese poco tempo fa, in seguito alla realizzazione di alcuni murales volti alla riqualificazione artistica delle pareti cittadine in disuso, all’interno di un progetto sulla street art.

Per fare questo, è stato invitato ad intervenire, tra gli altri, Ozmo, al secolo Gionata Gesi, noto street artist

italiano. Proprio una sua opera ha scatenato una accesa discussione che ha scosso e continua a dividere la popolazione di Racale. L’oggetto del contendere è il San Sebastiano comparso il 15 Marzo su un muro in via Mazzini. Il soggetto, rappresentato con indosso un paio di boxer di un noto brand, è bersagliato da frecce alle quali corrispondono palle da biliardo e  fiches che segnano un punteggio.

Non è la prima volta che Ozmo utilizza elementi commerciali e popolari mixandoli a elementi sacri e non è la prima volta che una sua opera, seppur valente artisticamente suscita controversie (vedi ad esempio, “Holy Mather and Child with upside down heads”, Ancona, 2008). A detta dello stesso artista, a replica delle accuse delle accuse di ridicolizzazione del Santo Protettore di Racale, il suo operare era scevro dall’intento di realizzare un’opera con valore sacrale. Il suo modus operandi si basa infatti sull’utilizzo di immagini sacre ed elementi pubblicitari al fine di attirare l’attenzione e trasmettere il suo messaggio ai giovani e meno giovani facendoli avvicinare alla street art.

Forse, il vero problema è proprio questo: l’elemento che avrebbe dovuto unire le diverse componenti di pubblico le ha invece divise. In questa diatriba tra pro e contro l’utilizzo dell’immagine del santo per scopi artistici, nessuno si è preoccupato di cogliere il senso (seppur ambiguo) del wall-painting: la denuncia sociale contro il consumismo e la dipendenza dal gioco. Questi sono mali che affliggono la società racalina più dell’irriverenza nei confronti del Patrono.

Anzi, il fatto che il nostro Santo sia stato utilizzato per veicolare un messaggio così forte dovrebbe nobilitare ancor di più (se si potesse) la figura di San Sebastiano. Quest’opera ha manifestato il vero scandalo racalino: il fatto che la

sciocchezza, il particolare, abbia attirato l’attenzione dei cittadini più del messaggio di denuncia. Da racalino, posso dire di provare certamente più vergogna per l’esplicitazione dei mali che pervadono il nostro paese che per l’impertinente strumentalizzazione del Santo.

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