Il gruppo giovani interparrocchiale, al termine del suo percorso sulla responsabilità civile, ha elaborato una Lettera aperta diretta alle amministrazioni comunali di Alliste e Racale e alle Consulte giovanili dei due Paesi per condividere con loro alcune intenzioni e pareri sul tema della responsabilità civile e del bene comune. La lettera è stata presentata Lunedì 14 giugno alla presenza del Sindaco di Alliste, Renato Rizzo, del Consigliere alle politiche giovanili di Racale, Daniele Renna e alle Presidenti delle Consulte giovanili.
Desideriamo aprire questa lettera con le parole di Giorgio La Pira - sindaco di Firenze, padre costituente, socio di AC:
«Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa “brutta”!
No: l'impegno politico - cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico - è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.»
Gentili Sindaci di Racale e Alliste,
gentili componenti delle Consulte giovanili dei Comuni di Racale e Alliste,
è bene iniziare una lettera di tal tipo presentandoci. Siamo un gruppo di giovani di Racale, Alliste e Felline facenti parte del Settore Giovani di Azione cattolica e che da quest’anno hanno deciso di intraprendere un percorso comune che possa andare oltre le immaginarie barriere parrocchiali e cittadine per unirsi invece in un’esperienza comune di formazione continua delle nostre coscienze ecclesiali e civili.
L’Azione cattolica, nel corso della sua lunga storia, strettamente connessa alle vicende dell’Italia, è stata e continua ad essere coscienza civile nella scena pubblica. Attraverso la testimonianza quotidiana di suoi tanti soci, vive nella continua tensione tra “ecclesiale” e “civile”, tra piazze e campanili: scopo principale è quello di porre l’attenzione soprattutto sulla formazione di credenti responsabili, in tutte le età della vita; questo tende naturalmente anche a voler curare la “città dell’uomo”, in tutte le fasi belle e difficili che essa vive.
Per questo il nostro gruppo intercittadino, formato da giovani dai 18 ai 30 anni, si è posto il problema della propria formazione sul tema della responsabilità civile: ci siamo interrogati sul concetto di dignità umana affrontando e studiando il dramma delle migrazioni; ci siamo confrontati con testimonianze sia dei nostri tempi ma anche del passato (v. Giorgio La Pira); abbiamo approfondito con cognizione e attenzione la questione intorno al quesito referendario dello scorso 17 aprile; infine, abbiamo approfondito la Dottrina Sociale della Chiesa e ci siamo posti il problema di offrire una lettura sociale e politica delle nostre comunità.
Frutto della nostra riflessione è questa lettera aperta che vuole essere una condivisione di pensieri sia con voi, massimi rappresentanti della vita civile dei nostri Comuni, sia con gli altri giovani che hanno deciso di prender parte negli organismi di cittadinanza attiva e partecipazione civica quali sono le Consulte giovani comunali.
Rifuggiamo dall’intento di strumentalizzare politicamente i temi di cui tratteremo; ci preme invece condividere la nostra formazione, certi del fatto che ampliare i propri orizzonti e le coscienze non può rimanere solo un passivo esercizio su sé stessi ma richiede anche uno sforzo di testimonianza all’esterno per collaborare in modo corresponsabile alla costruzione del bene comune.
Partendo dai principi enunciati dalla Dottrina Sociale della Chiesa, vorremmo offrirvi alcune considerazioni su alcune problematiche critiche del nostro territorio.
AMBIENTE – Crediamo sia importante allontanare sempre più l’idea che l’ambiente possa essere sfruttato come un bene personale e disponibile. Sarebbe importante maturare invece l’idea del Creato come un dono che ci è dato da custodire e preservare e che concorre, nella sua pienezza e bellezza, a soddisfare quell’ideale di bene comune essenziale per lo stare insieme.
Tuttavia con rammarico, notiamo come le logiche di parte di alcuni spesso prevalgono sull’idea di principio che abbiamo maturato. Ampio potrebbe essere il discorso intorno ai modi di fare che mettono seriamente in pericolo l’ambiente che ci circonda: su tutti sottolineiamo il problema dello smaltimento delle acque fognanti e dell’abbandono dei rifiuti nelle campagne.
Da laici che credono nell’opportunità di formare le coscienze, pensiamo sia necessario favorire sempre più l’educazione ambientale sin dalle scuole dell’obbligo: sarebbe bene che si passasse da un’idea di educazione ambientale prettamente teorica a situazioni che permettano di sperimentare le conseguenze di un cattivo utilizzo delle risorse ambientale. Ci vengono in mente il ciclo dei rifiuti o delle acque reflue: meccanismi pressoché sconosciuti al cittadino medio.
Accanto a questo discorso sarebbe importante che anche noi cittadini sviluppassimo un atteggiamento meno passivo nei confronti di chi “offende” l’ambiente. Spesso non reagiamo dinanzi a chi, anche con piccoli gesti secondari, inquina ciò che ci circonda. Dovremmo sviluppare una capacità correttiva anche verso questi piccoli gesti… attraverso uno stile del dialogo e accantonando, anche nel correggere, comportamenti di arroganza e violenza verbale.
Guardando all’ambito infrastrutturale vorremmo sottolineare con urgenza la necessità che la politica locale si mobiliti per far si che la rete fognaria sia quanto più capillare e diffusa nei nostri territori urbani. È la reale soluzione al grave problema degli scarichi in falda, spesso abusivi, delle abitazioni nelle marine ma anche nei centri abitati stessi.
DIPENDENZE, ALCOL E GIOCO D’AZZARDO – Partendo questa riflessione dalle vita di noi giovani, è facile trovare esperienze e storie di abuso di alcol e dei rischi connessi a questo. Più difficile invece è trovare storie intorno alle dipendenze da gioco d’azzardo, perché molto spesso sono situazioni che vivono nel silenzio più profondo e godono di meno clamore mediatico rispetto alla prima dipendenza citata. Di certo ci troviamo di fronte a due emergenze sociali non indifferenti che ormai intaccano la qualità della vita di molte famiglie italiane.
Non possiamo ignorare innanzitutto che i dati sul consumo di alcol e sul gioco d’azzardo tra i minori sono in costante aumento (v. dati Telefono azzurro). Crediamo che in primo luogo la politica abbia grosse responsabilità su queste emergenze sociali. Quotidianamente attraverso i nostri televisori e altri mezzi social-media vediamo come viene propagandato nelle più varie forme il consumo verso questi settori. Come può passare inosservato il fatto che l’Italia stampa ogni anno un quinto di tutti i “gratta e vinci” del mondo e detiene il record mondiale di apparati elettronici del gioco (fonte Il Sole 24 ore). Il settore del gioco d’azzardo è sotto il controllo esclusivo dello Stato, attraverso monopolio.
Crediamo sia un ambito in cui l’azione statale di questi anni stia venendo meno al suo primario scopo sia di sostenere i primordiali nuclei della società civile rappresentati dalle famiglie, ma soprattutto verso il più generale bene comune, piegato più verso logiche economiche rispetto alla tutela della salute e del benessere pubblico.
Le diverse istituzioni pubbliche (tra cui includiamo anche quelle ecclesiastiche) dovrebbero maturare verso il fenomeno delle dipendenze un atteggiamento di prossimità: l’approccio legalistico è insufficiente in questi casi. Accanto alla carente, ma indispensabile, sensibilizzazione e formazione nelle scuole primarie, per “prossimità” intendiamo soprattutto quella vicinanza discreta, ma determinante, alle vite delle persone. È vero, a volte sono fenomeni nascosti e difficili da individuare, ma spesso lasciano tracce evidenti, soprattutto nei tessuti familiari che vengono lacerati da tali dipendenze. Sarebbe opportuno che tutte le istituzioni lavorassero in rete per cercare di arginare questo grave problema.
LEGALITA’ E CONSUMO DI DROGHE
La legalità è stata un’altra tematica molto importante emersa dal confronto tra di noi. Parte da noi giovani stessi la preoccupazione riguardo alcune realtà che si oppongono al senso di legalità che ognuno di noi dovrebbe avere in sé, con particolare riferimento al problema della droga. Si tratta indubbiamente di realtà radicate, che al giorno d’oggi coinvolgono sempre più nostri coetanei ma, anche peggio, ragazzini: ormai si sente parlare addirittura di spaccio nelle scuole oltre che per le strade.
Non abbiamo certamente la presunzione di voler “proporre” delle soluzioni a questo delicato problema. Ciò su cui noi tutti siamo d’accordo, nell’ottica di una vita cristiana, è che anzitutto ogni persona (ragazzo, giovane o adulto che sia) deve dare importanza alla propria vita e preservarla perché dono.
La consapevolezza delle innumerevoli e complicate realtà familiari che possono esistere nei nostri paesi ci porta a credere che sia necessario “accompagnare” la crescita di questi bambini e ragazzi, cercando di troncare il problema alla radice: maggiore sensibilizzazione riguardo tale tema nelle scuole; iniziative che coinvolgano giovani e più piccoli per allontanarli dalla strada, in strutture adibite all’esperienza ricreativa: il confronto è, infatti, fonte di ispirazione per ciascuno e può aiutare i giovani a coltivare i loro sogni. Ciò su cui basiamo queste nostre idee è un concetto semplice e, si suppone, di facile realizzazione: “valorizzare” l’individualità di ogni persona, far capire che per la comunità ogni individuo è importante.
PARTECIPAZIONE ALLA VITA PUBBLICA
L’atteggiamento di rassegnazione è sempre il più comodo per le persone a cui piace parlare. Ma noi puntiamo all’agire, crediamo fermamente che le nostre idee possano fare la differenza in alcuni ambiti di riferimento: la partecipazione alla vita pubblica è proprio ciò che maggiormente un giovane cristiano dovrebbe abbracciare per portare la testimonianza di un “agire” secondo retta coscienza.
Proprio in virtù di questa prima considerazione riteniamo possa essere produttivo avere all’interno della Consulta giovanile di Alliste anche una sola presenza in rappresentanza del gruppo giovani di Azione cattolica che si è da poco creato, come avviene già nella Consulta giovanile del Comune di Racale dove l’Azione cattolica è rappresentata da una socia giovanissima.
Crediamo anche che le amministrazioni dovrebbero incentivare la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: il principio di trasparenza delle azioni amministrative come previsto dalla legge è stato un grande passo in avanti in tale direzione; ma pensando a partecipazione alla vita pubblica ci piacerebbe che gli Statuti comunali prevedessero forme innovative di partecipazione attiva dei cittadini come quella del dare un valore politico preciso ai processi di raccolta delle firme, ma anche far diventare gli incontri tra amministratori e cittadini non solo episodi da campagna elettorale ma spazi di dialogo e confronto per il bene della comunità. Inoltre una maggiore valorizzazione della comunicazione e interazione attraverso i social-media andrebbe sicuramente in questa direzione.
Infine ci piace sottolineare, da associazione qual siamo, quanto sia importante il sostegno alle associazioni e ai gruppi organizzati: rinsaldare quel patto di sussidiarietà tra pubblico e mondo associativo vuol dire dare un ampio margine di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica perché attraverso questi primi nuclei della società i cittadini iniziamo ad interessarsi in prima istanza verso il mondo che li circonda. Associazioni da non vedere solo come “pozzi” da cui attingere persone da impegnare nelle diverse iniziative, ma come nuclei laboriosi di pensieri, condivisioni e spesso buone pratiche da valorizzare.
Comprendendo che una politica che non parte dalla persona tradisce il suo significato, ispirandoci ai principi di legalità e bene comune vogliamo porre la nostra attenzione sulla “tentazione” del nepotismo e delle raccomandazioni all’interno della nostra società. Dietro questa problematica vi è un’errata interpretazione della vita politica, non intesa come bene comune ma come posizione di vantaggio da cui lucrare e guadagnarci. È immediato capire come questo modo di fare provoca di conseguenza un allontanamento e un disinteressamento dei cittadini dalla vita politica, soprattutto nelle giovani generazioni che vedono il perpetrarsi di tali atteggiamenti da sempre e si pongono con rassegnazione verso di essi.
Alla luce del Vangelo sentiamo il dovere di invitare i nostri governanti ad un uso responsabile della ricchezza pubblica, che permetta a tutti i cittadini di avere le uguali opportunità di successo sulla base dell’unico criterio valido per misurare il valore delle persone: la meritocrazia. Questo si traduce infatti in una naturale attuazione dei principi di uguaglianza e solidarietà previsti non solo dalla nostra Costituzione ma anche dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Meritocrazia da tradurre non solo come scelta della persona migliore, ma anche come sostegno verso chi, provenendo da fasce della popolazione più bisognose, ha maggiore difficoltà nell’accrescere le sue competenze: è giusto offrire a tutti le opportunità per poter emergere e dimostrare il proprio valore.
Naturale è il collegamento con quanto detto prima in tema di trasparenza soprattutto quando si parla di assegnazione di qualunque ruolo pubblico: spesso in tal senso il giusto criterio di meritocrazia o di attenzione alle classi più bisognose lascia il passo ad interessi di parte e marcatamente “elettorali”.
Siamo felici di aver condiviso con voi questi nostri pensieri convinti che decidere di vivere con pienezza la responsabilità della nostra cittadinanza, qui ed ora, coincide innanzitutto con il più fermo rifiuto di ogni logica rinunciataria.
Non esiste cittadinanza fondata sul principio della delega: occorre, invece che ciascuno si rimbocchi le maniche per provare a convertire la rassegnazione in impegno costruttivo.
Non esiste cittadinanza altresì fondata sull’assenza di politica o sull’antipolitica: è necessario invece arginare la riduzione miope della politica ai partiti, restituire dignità ai luoghi della politica e il giusto valore a ogni nostro comportamento.
Il modo in cui l’Azione cattolica “fa politica” è allora quello della formazione delle coscienze, della passione per l’uomo in tutte le sua forme in cui esso si esprime nel mondo. È il modo di chi ha fatto proprio l’invito del Concilio Vaticano II ad essere «esperti in umanità», consci che la politica è attività umana per eccellenza.
Buon nuovo umanesimo allora a ciascuno di noi, cittadini!
Gruppo interparrocchiale giovani di Azione cattolica
Alliste, Felline, Racale